È ormai vietato usare glifosato in luoghi pubblici come parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie. È vietato anche impiegarlo in agricoltura nel periodo che precede il raccolto e la trebbiatura (cioè quando finisce per restare quasi tutto su ciò che mangeremo).

L’Italia così è la prima in Europa a riprendere una raccomandazione della Commissione europea. La vicenda del glifosato però è complicata; i pareri sono contrastanti fra loro e non si capisce se i comitati del "no", siano tali per valenza scientifica o per "convenienza economica".
Nel marzo 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Airc), istituzione scientifica dell’Organizzazione mondiale della sanità considerata la massima autorità in materia di tumori, aveva dichiarato il glifosato “potenzialmente cancerogeno” per gli umani.
La cosa aveva fatto scalpore: da un lato perché questa sostanza è presente in più di 750 prodotti per l’agricoltura e il giardinaggio domestico, ma soprattutto perché dire glifosato significa dire Monsanto, il colosso mondiale della chimica e agrochimica che negli anni settanta lo ha brevettato e messo in commercio con il nome RoundUp e continua a dominare il mercato.
La cosa aveva fatto scalpore: da un lato perché questa sostanza è presente in più di 750 prodotti per l’agricoltura e il giardinaggio domestico, ma soprattutto perché dire glifosato significa dire Monsanto, il colosso mondiale della chimica e agrochimica che negli anni settanta lo ha brevettato e messo in commercio con il nome RoundUp e continua a dominare il mercato.
Messo in commercio nel 1974 è diventato in breve l’erbicida più usato negli Stati Uniti e poi nel mondo. Per tutti gli anni novanta e nel primo decennio del ventunesimo secolo l’esercito degli Stati Uniti lo ha irrorato su milioni di ettari di piantagioni di coca in Colombia, per eradicare la produzione di cocaina.

Il secondo successo di Monsanto è stato l’erbicida conosciuto come 2,4,5-T. Il suo uso fu sospeso nel 1971, quando cominciarono a essere noti gli effetti di un sottoprodotto che si crea bruciando composti a base di cloro: le diossine. La tossicità della diossina è ormai provata senza dubbio; è cancerogena, provoca danni immunitari e all'apparato riproduttivo.
Quelli che concordano con la teoria del cancerogeno
Già da tempo circolano studi su possibili disordini provocati dal glifosato. Lo studio più completo tuttavia è quello dell’Airc, che nella primavera 2015 ha riunito un comitato di esperti di 11 paesi per analizzare la documentazione scientifica disponibile su cinque insetticidi ed erbicidi organofosfati e valutarne la cancerogenicità. Sulla base di questa analisi, due di queste sostanze sono definite forse cancerogene (classe 2B) e altre tre probabilmente cancerogene (classe 2A tra cui il glifosato).
Già da tempo circolano studi su possibili disordini provocati dal glifosato. Lo studio più completo tuttavia è quello dell’Airc, che nella primavera 2015 ha riunito un comitato di esperti di 11 paesi per analizzare la documentazione scientifica disponibile su cinque insetticidi ed erbicidi organofosfati e valutarne la cancerogenicità. Sulla base di questa analisi, due di queste sostanze sono definite forse cancerogene (classe 2B) e altre tre probabilmente cancerogene (classe 2A tra cui il glifosato).
La Airc ha esaminato studi sui lavoratori agricoli esposti al glifosato negli Stati Uniti, in Canada e in Svezia, che mostrano un aumentato rischio di linfoma non-Hodgkin, un tumore del sistema linfatico. Altri studi hanno mostrato danni al DNA e ai cromosomi nei mammiferi.

I contro
L’industria chimica ha respinto le conclusioni dell’Airc sul glifosato. Lo studio dell’Agenzia sul cancro però è contestato anche da altre voci. Una è l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che ha risposto nel novembre 2015 con un documento in cui definisce improbabile che il glifosato diventi una minaccia per gli umani attraverso il consumo alimentare: ovvero, le tracce dell’erbicida nel cibo non sarebbero un problema.
A sua volta lo studio della Efsa è stato criticato come scarsamente indipendente, perché basato in parte su studi riservati commissionati dagli stessi produttori di glifosato.
La Fao e l’Organizzazione mondiale della sanità in seguito hanno espresso dubbi sulle conclusioni dell’Airc.
Insomma, sembra che ognuno, come sempre quando ci sono miliardi di dollari in ballo, tiri l'acqua al suo mulino.
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